sabato 26 marzo 2011

"L’anima e il continuo divenire della realtà"

Prima prova- esame di stato
Il mondo: una realtà in continuo divenire, dove ogni istante, ogni emozione non è che sfuggente. L’esistenza dell’uomo appare in tutta la sua leggerezza su uno sfondo altrettanto effimero; priva di senso e instabile la sua anima segue il flusso della corrente, in accordo con quanto diceva nell’antica Grecia il buon Eraclito: "panta rei", tutto scorre e non vi sono certezze.
Un’anima inquieta e capricciosa accompagna ogni individuo durante il percorso insensato della vita: una serie di attimi e di sensazioni che svaniscono nel tempo travolte dall’incessante divenire dell’essere.
"Ciò che avviene una volta soltanto è come se non fosse mai avvenuto" (Milan Kundera).
Questa consapevolezza ha spinto l’uomo a collocare puntualmente la sua anima in qualche luogo: un tentativo di arrestare quel flusso, di fissarsi in qualche forma per dare un senso alle proprie emozioni e far sì che non spariscano per sempre.
"La felicità è desiderio di ripetizione" (Kundera) proprio per questo motivo è difficile accettare che anche i sentimenti più belli non sono che transitori. Secondo questo ragionamento l’uomo è destinato ad essere eternamente infelice… ma è realmente così?
Ciò che è accaduto è per sempre perduto?
Nella tradizione artistica e letteraria si è spesso assistito a richiami continui ai luoghi dell’infanzia: un tentativo di ripetere uno dei momenti più sereni e rassicuranti dell’esistenza, ma anche il più irrecuperabile.
Marc Chagall ne "il violinista sul tetto" pone sullo sfondo Vitebsk, la sua città natale, che rappresenta il luogo dell’anima a cui fece riferimento in tutta la sua opera; non avendo accettato che il passato è irrecuperabile il ricordo di tale epoca fu lo spettro, ma anche il rifugio, di tutta la sua esperienza di vita.
Solo la memoria può affrontare il continuo fluire del reale. "Sempre un villaggio, sempre una campagna mi ride al cuore… sempre mi torna al cuore il mio paese" (Pascoli, "Myricae")
Affidando la propria anima al luogo dell’infanzia affettivamente più importante , è possibile vivere facendovi riferimento continuamente, come Pascoli che portò sempre con sé quel fanciullino che vive in ognuno di noi e che consente di condurre una vita autentica.
L’uomo perciò nel corso della storia ha compreso che nonostante la leggerezza e mutevolezza del reale, la propria anima è in grado di imporsi con tutta la sua "pesantezza".
E se Parmenide diceva che "ciò che è leggero è positivo e ciò che è pesante è negativo" è facile capire che solo ciò che è pesante ha una vera importanza.
L’anima per salvarsi si impadronisce del mondo, lo cattura, e grazie al ricordo ogni individuo può ostacolare, anche se non concretamente, quel flusso caotico.
"Ma sedendo e mirando interminati spazi al di là di quella […] Io nel pensiero mi fingo, ove per poco il cor non si spaura".
L’anima di Leopardi, esaltatore della rimembranza, va oltre: non più la Verona di Romeo in Shakespeare, o i monti sorgenti della candida Lucia di Manzoni.
Egli si colloca nell’universo, poiché intuendone l’immensità, il suo spirito trova quiete solo nell’infinito. "Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mar".
Ognuno di questi artisti, avendo impresso la propria anima in una porzione di mondo, e viceversa, ha lasciato un segno indelebile nella storia oltrepassando anche l’ostacolo della morte.
"Tutti, tutti dormono sulla collina" (dalla "antologia di Spoon river") ma nonostante non vi sia rimedio alla morte, Foscolo ci ricorda che di fronte ad un sepolcro, tramite il ricordo si può incontrare l’anima del defunto, riportandolo in vita.
Un altro rifugio, un’ennesima fuga.
Tutto è insensato, la realtà è transitoria, mutevole, effimera…
Ma ciò non può essere fonte di sofferenza: l’anima è l’unica entità solida, capace di dare un senso, di giustificare se non il mondo, perlomeno se stessa.
Di fronte al divenire scappa impaurita nascondendosi in qualche rifugio: è questo l’unico luogo sicuro che possa proteggerla, darle una forma e custodire i suoi tremiti, le sue emozioni altrimenti in balia di una corrente indomabile.
Probabilmente la realtà è sofferenza: ma sarà la nostra anima a lenire tali ferite e a consolare continuamente coloro che, vittime del mondo, pensano di aver perso le forze per affrontare la vita.
Federica Liberati

Tipologia B- traccia: "i luoghi dell’anima"

Nessun commento:

Posta un commento