sabato 26 marzo 2011

Una partita contro… la scuola! E non solo…

Pochi mesi agli esami di maturità: da me si esige la perfezione. Il pallone continua a rimbalzare sotto ai miei occhi, un rumore costante scandisce il tempo che inesorabilmente passa, come un orologio, io sono costretta a crescere ed è inutile lottare: continuare a correre non ha senso, è una battaglia persa.
E la pallavolo?
Già, la pallavolo… io il pallone non l’ho mai toccato se non per sbaglio: le ore di educazione fisica le ho passate a guardare le partite dei miei compagni di classe, attendendo il suono della campanella per poi rifugiarmi ansiosamente in classe in vista di chissà quale interrogazione. Il rumore della palla scandisce il mio tempo ormai da anni, come un metronomo.
Anche quando corro i miei passi mi ricordano che il tempo trascorre: segno che devo andare più veloce, per raggiungere il traguardo al più presto, per non deludere le aspettative, è una lotta continua tra me e i minuti.
Seduta in panchina mi sono sempre resa conto che ogni set, ogni punto, ogni schiacciata non facevano altro che sottolineare che stavo crescendo, che sarebbe stato sempre più tardi per imparare a giocare a pallavolo.
E ora è troppo tardi: una schiacciatrice disastrosa, la disperazione della professoressa… si, questa sono proprio io.
La scuola mi ha insegnato a correre, ma non a giocare.
Le partite del volley scuola sono sempre state un’occasione per ripassare la lezione dell’ora successiva, per non fermare la mia corsa, per convincermi a non sentire la fatica, per soddisfare le aspettative su di me.
Ma a questo torneo si appassionano anche gli insegnanti, è tardi per imparare ma non per divertirsi; il tempo non lo potrò fermare, ma potrò rompere le lancette dell’orologio del mio cuore e smettere di rincorrere obiettivi ignoti.
La società, la scuola, l’agonismo non pretendono da noi altro che la perfezione: per il dolore e per le emozioni non c’è più spazio.
Ma lo sport è anche un gioco, come dovrebbe esserlo la vita, e non può sempre chiedere atleti ma stimolare la fantasia: allora forse questo torneo di pallavolo, unendo scuole e squadre di quartieri diversi, vuole fermare la nostra corsa e farci tornare spensierati come bambini per ribellarci ad un mondo che chiede solo eccellenze, annullando completamente le nostre personalità.

Federica Liberati
Anno scolastico 2007-2008

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